Per il mio laboratorio mi serviva una pialla manuale da finitura e, in relazione al tipo di lavoro che eseguo, ho deciso di acquistare una n.04, che offre una suola da 235 x 60 mm e una lama (ferro) da 50 mm, leggera e maneggevole.
Il mercato del nuovo offre numerose possibilità di scelta e i prezzi per una buona pialla con queste caratteristiche superano sicuramente i 100 euro , così, seguendo le orme di molte persone, ho preferito cercare un vecchio usato da restaurare completamente.
Valutare il mercato dell’usato
Il marchio Stanley, tra la fine del 800 e la seconda metà del ‘900, ha sicuramente dettato le regole per la produzione di pialle da banco, brevettando sistemi di piallatura che anche oggi rappresentano un punto di riferimento e spesso sono copiate e replicate. Quindi una pialla “vintage” da restaurare rappresenta una buona scelta perché, con un costo contenuto, è possibile dotarsi di una ottima pialla a condizione di spendere del tempo per poterla sistemare.
I mercati più floridi per l’acquisto delle pialle in ghisa sono l’Inghilterra e gli Stati Uniti e ve ne sono sempre disponibili: io l’ho acquistata per 21 sterline oltre spese di spedizione dall’Inghilterra ed è una made in England risalente probabilmente intorno agli anni ’30, un po’ meno pregiata rispetto ad una made in USA ma comunque molto valida.
Dopo pochi giorni ho ricevuto il pacco ed ecco come si presentava: parecchia ruggine, macchie di vernice ovunque, ma tutti i meccanismi funzionanti, l’impugnatura posteriore era ballerina.
Ho proceduto quindi a smontarla estraendo il gruppo lama e controferro, il frog, ed infine il manico e il pomello anteriore.
Le fasi iniziali del restauro
La prima operazione che ho effettuato è stato il controllo della planarità della suola e delle sponde: per garantire una corretta tensione alla suola ho rimontato velocemente tutti i componenti della pialla, compreso il gruppo lama, e il ferro è stato opportunamente retratto al di sopra della bocca.
Successivamente, ho disposto su una piastrella in marmo 40 x 40 cm (è possibile utilizzare una qualsiasi superficie piatta, tipo lastra di vetro o, al limite, uno scarto di mdf) un foglio di carta abrasiva per metalli a grana 120 e, dopo aver disegnato con un pennarello indelebile alcune linee trasversali sulla suola, ho fatto passare sull’abrasivo la pialla numerose volte.
I segni del pennarello rimasti mi hanno indicato la parti superficiale della suola più basse.
La planarità della suola deve essere garantita almeno sulla parte anteriore , attorno alla bocca, lungo le sponde, e verso la metà della rimanente suola.
Ho quindi ripetuto questa operazione cambiando abrasivo prima a grana 240 e infine 400, anche per le due sponde.
Rimuovere la ruggine
Per rimuovere la ruggine sulle parti in acciaio di tutto il gruppo lama ho eseguito un bagno in immersione di aceto bianco per 48 ore: successivamente con una paglietta di acciaio da cucina ho pulito facilmente i pezzi dalla ruggine.
Mi sono poi occupato del corpo della pialla che è stato ripulito con carta abrasiva per rimuovere i diversi schizzi di vernice, poi sgrassato, ed infine verniciato con uno smalto nero per metalli.
Le parti in legno
Pomello anteriore e manico sono stati completamente carteggiati per rimuovere la vecchia finitura che in alcuni punti era deteriorata, sono stati poi tinti con un mix di mordenti per 2/3 color noce chiaro, e 1/3 mogano medio, quindi trattati ad olio e finiti con gommalacca che ho applicato a pennello. Per rimuovere le imperfezioni del pennello e donare un aspetto satinato ho carteggiato infine con abrasivo a grana 1200.
Per fissare il manico al corpo pialla c’è una vite che corre all’interno: nonostante questa fosse serrata al massimo, il manico presentava un gioco: è stato risolto applicando una piccola rondella sulla parte superiore del manico, subito sotto la testa della vite.
L’affilatura
Ho quindi affilato il ferro partendo dal dorso, creando un bisello primario a 25 gradi e uno secondario a 30.
Per l‘affilatura dispongo di una guida di affilatura che mi consente di settare il giusto angolo, e di pietre giapponesi ad acqua a grana 400 per rifare il filo, 1000 per l’affilatura generale e 5000 per la lappatura finale, nonché di polish a granulometria molto fine per la lucidatura a specchio del tagliente.
La meccanica
Il controferro, o rompi truciolo, è una parte molto importante e spesso sottovalutata: da esso dipende la qualità della piallatura, e, quando settato correttamente, permette di ottenere una superficie molto liscia sul legno, superiore a qualsiasi tipo di finitura che potremo avere utilizzando la sola carta abrasiva.
Questo si appoggia sul dorso della lama e la sua forma ad arco permette di sollevare il truciolo permettendo alla lama di avanzare lungo la venatura del legno. La superficie di appoggio a contatto con la lama deve quindi essere completamente piatta ed aderire perfettamente al dorso del ferro, per evitare che il truciolo, anziché sollevarsi, si infili fra di esso e la lama creando intasamento durante la piallatura.
Il controferro va settato lasciando approssimativamente un millimetro fra esso e il filo della lama, maggiore è questa distanza e peggiore sarà la qualità della piallatura.
Il frog è la parte di sostegno sul quale si appoggia il gruppo lama: in questa pialla può avanzare o retrarre svitando le due viti che lo bloccano al corpo, e regolando l’avanzamento attraverso un’altra vite situata posteriormente.
E’ importante che anche questo sia piatto e che la lama si appoggi su di esso correttamente.
Il suo avanzamento permette di ridurre l’apertura della bocca (di dimensioni fisse), consentendo di ottenere un truciolo più o meno fine.
Le mie conclusioni
Ho infine lucidato le viti in ottone, oliato tutte le filettature, il meccanismo di regolazione laterale del ferro e assemblato il tutto.
La pialla lavora perfettamente e sono molto soddisfatto del risultato finale, l’intero restauro ha richiesto circa 7 ore di lavoro.
Considerando il risparmio economico mi sento di poter consigliare una soluzione di questo tipo a tutti, a patto di non acquistare in partenza una pialla in condizioni disastrose.
Non perdere l’articolo sulla curvatura del ferro di una pialla!
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