La gommalacca è una resina naturale, che viene prodotta da un insetto che vive in Thailandia ed in alcune regioni dell’India, il quale se ne serve per potersi aggrappare alla corteccia degli alberi.
Una volta raccolta, dopo un primo processo di purificazione,  si presenta in sottili scaglie molto friabili, di colore ambrato.

 

Le caratteristiche

E’ di facile reperibilità in qualsiasi negozio di belle arti ed è generalmente venduta in buste da 1 kg, ma solitamente è possibile acquistarne anche in frazioni di 100 grammi.

Le caratteristiche fondamentali della gommalacca sono la sua straordinaria durevolezza e brillantezza. Non a caso essa è stata impiegata già negli anni ‘800 per la finitura di mobilio di pregio, in particolare dai francesi dai quali è stata anche copiata la tecnica di applicazione e lucidatura, mediante l’utilizzo di un tampone; in passato essa veniva utilizzata soprattutto in colata per la produzione di decorazioni o piccoli accessori.

Oggi è utilizzata prevalentemente nel restauro e in liuteria; nell’arredamento, anche di pregio, è stata quasi interamente sostituita invece da vernici sintetiche.
La sua applicazione richiede tempo e molta pazienza, ma i risultati finali sono eccellenti, duraturi e conferiscono al legno un aspetto vivo e piacevolmente morbido.

Poiché atossica, è utilizzata a volte anche nell’industria farmaceutica per la produzione dei rivestimenti delle pillole o in ambito agroalimentare come lucidante frutta e verdure.

 

La preparazione in soluzione alcolica

Il solvente più utilizzato per discioglierla è l’alcool etilico, di cui personalmente consiglio con concentrazione di almeno 94 gradi, quindi non il comune alcool che si trova al supermercato e che spesso abbiamo in casa.

Il processo di diluizione è molto semplice: quello che vi riporto non costituisce una regola assoluta ed è facile che vi siano opinioni e tecniche molto diverse, tuttavia è il frutto di esperienza consolidata e nozioni acquisite da professionisti esperti.

La stesura della gommalacca avviene generalmente in 3 fasi: l’applicazione o stesura, la sgrossatura e la lucidatura. Per ognuna di queste fasi è opportuno preparare la gommalacca con diluizioni diverse.

 

Le diverse diluizioni

Inizieremo con una diluizione al 20%, detta anche soluzione madre, intesa come rapporto volume bottiglia /peso gommalacca, ovvero in una bottiglia da 1 Litro (meglio di plastica trasparente per preservare la fuoriuscita di alcool infiammabile in caso di rottura della stessa) verseremo 200 grammi di gommalacca e riempiremo di alcool la bottiglia fino alla fine.
La gommalacca inizierà subito a sciogliersi con un conseguente calo del volume, ma non bisogna aggiungere altro alcool. Lasciamo riposare almeno una notte e, il giorno seguente, agitiamo bene il contenuto e filtriamo il tutto in una nuova bottiglia utilizzando un imbuto con all’interno una comune calza da donna tipo collant.
La nostre gommalacca è pronta per poter essere utilizzata.

Ovviamente possono essere utilizzate anche quantità minori, purché si rispetti il rapporto volume / peso.
Ad esempio, per una bottiglia da mezzo Litro, utilizzeremo 100 grammi di gommalacca per ottenere una diluizione al 20%.

Sulla base di quanto scritto sopra prepareremo anche una diluizione al 10% (quindi nel caso di bottiglia da 1 Litro utilizzare 100 grammi di gommalacca e tanto alcool fino a riempirla) e una al 5% (50 grammi di gommalacca per la bottiglia da un Litro).

Eventualmente, utile se necessitiamo di piccole quantità, possiamo anche allungare la soluzione già preparata al 20% per ottenere diluizioni intermedie: se versiamo in una bottiglia da mezzo Litro la soluzione al 20% fino alla sua metà e riempiamo il resto di alcool otterremo subito pronta una diluizione al 10% e così via.

Io utilizzo anche una diluizione al 2,5% per la lucidatura finale.

 

Il tampone per la lucidatura

 

 

Commercialmente esistono ovviamente già pronti, ma sconsiglio di comprarli perché costano molto ed è meglio poterli adattare in base alla superficie che vogliamo trattare, la grandezza del tampone infatti dovrà essere adeguata alla grandezza del pezzo che deve ricevere la finitura.

Lo strato esterno è composto da un panno di cotone, di dimensioni quadrate. L’interno, o nucleo, è costituito da cotone che costituisce il materiale assorbente, avvolto in un panno di lana che si occuperà di rilasciare piccole quantità di vernice.

Imbeviamo il cotone e con il panno di lana andiamo a formare una piccola palla, avvolgiamo il tutto al panno di cotone facendo attenzione che non ci siano grinze sulla superficie di appoggio del tampone, schiacciamolo un po’ per appiattirlo e il nostro tampone è pronto.

 

L’applicazione della gommalacca: pennello o tampone

Per piccole superfici possiamo utilizzare direttamente la soluzione al 20%.
Questa diluizione è utile anche nel caso si voglia applicare a pennello anziché a tampone.
L’applicazione a pennello è sicuramente più semplice ma i risultati migliori si ottengono con il tampone quindi è bene imparare ad utilizzare da subito questa tecnica.

Per superfici medio-grandi è preferibile invece partire da una diluizione al 10% poiché questa risulterà più facilmente lavorabile.

Il concetto di base per applicare la gommalacca è semplice: quando viene stesa, il quantitativo di alcool in essa contenuta evaporerà (anche velocemente) mentre la resina rimanente, ovvero la gommalacca pura, si consoliderà fino a formare lo strato superficiale.
Le diluizioni intermedie servono a ravvivare momentaneamente la gommalacca per poterla lisciare, rendendola cosi la superficie omogenea e brillante.

 

I cicli di applicazione del tampone

Con il tampone sufficientemente imbevuto iniziamo a stendere la gommalacca uniformemente su tutta la superficie, senza movimenti regolari, purché si faccia attenzione a coprire tutta l’area, con attenzione a bordi o angoli.
Il tampone verrà fatto scorrere alternando movimenti diversi; la sola accortezza da avere è di non iniziare il movimento o di terminarlo in un punto della superficie ma simulare il decollo o l’atterraggio di un aereo, adagiando il tampone quando iniziamo e sollevandolo quando terminiamo.
Questo eviterà la formazione di fastidiosi inestetismi simili alla buccia d’arancio, dette bruciature.

Questa fase è chiamata sgrossatura e prevede la prima lisciatura dello strato di gommalacca. Quando il tampone sarà scarico inizierà a sentirsi un leggero suono simile ad uno scricchiolio.
Possiamo ripetere questa fase se desideriamo avere maggiore consistenza.

Ora possiamo cambiare il nucleo (cotone più panno di lana) e ripetere i passaggi sopra citati utilizzando la diluizione al 5%: la maggiore presenza di alcool ammorbidirà lo strato di gommalacca già depositato è inizierà quindi la fase di lucidatura.
Quando il tampone sarà scarico avvertiremo una leggera resistenza e possiamo aiutarci applicando direttamente sul tampone una goccia di olio di vasellina il quale, contrariamente a quanti molti credono, è assolutamente compatibile con la gommalacca poiché è parte grassa come il quantitativo di cera in essa contenuta.

La piccola presenza di olio renderà subito molto brillante la superficie ma questa è una brillantezza apparente dovuta all’olio stesso e non all’omogeneità della gommalacca.

Insistiamo con almeno due mani di diluizione al 5% e passiamo successivamente o alla 2,5%, se l’abbiamo preparata, oppure aggiungendo poche gocce di alcool sullo stesso tampone e insistiamo ripetutamente con i soliti movimenti del tampone.

L’attrito del tampone genererà calore e l’alcool evaporerà in fretta. Continuiamo fino al raggiungimento del grado di brillantezza che vogliamo ottenere.

 

Conclusioni e considerazioni

Conservazione della gommalacca e del tampone
Conservazione della gommalacca e del tampone

Il tampone può essere riutilizzato qualche volta, basta riporlo in un barattolo di vetro ermetico con un po’ d’alcool all’interno, il quale saturerà l’aria all’interno facendo in modo che il tampone non secchi.

Il risultato finale è una superficie molto liscia e lucida, ma serve tanta, tantissima pazienza.
La lucidatura a tampone è la tecnica che preferisco per applicare la gommalacca poichè garantisce senza dubbio il risultato migliore.

Sebbene richieda tempo e pazienza, è una tecnica che a me rilassa anche molto.

 

Scopri di più: le vernici naturali nel mio laboratorio.

 

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12 pensieri su “La gommalacca

  1. roberto dice:

    buongiorno ho visto in rete filmati che utilizzano oli e gommalacca prodotti da lei, sono in vendita?
    cordiali saluti.

    Roberto D.

  2. Franco Schenardi dice:

    Ottimo sito e grandi consigli anche i lavori in legno sono molto belli.
    Avreiuna domanda sulla gommalacca.
    Passandolo su di un impregnate per la chiusura dei pori fa anche da barriera contro lattacarsi della polvere?

    • Artamin dice:

      Ciao Franco,
      grazie per i graditi complimenti.
      La gommalacca solidifica completamente formando una pellicola protettiva sul legno.
      Non esiste un prodotto che previene l’accumulo di polvere ma questa può essere tranquillamente rimossa con un panno asciutto e mai con alcool o solventi in genere.

  3. Andrea dice:

    Buon giorno, nei prossimi giorni userò la gommalacca col tampone per la mia chitarra, vorrei però aggiungere delle scritte al manico, mi sa dire se è compatibile con qualche tipo di vernice? La classica Acrilica attacca o non è compatibile con la base cerosa che la gommalacca lascera?
    Grazie

    • Artamin dice:

      Buonasera,
      le scritte andrebbero applicate prima della vernice di finitura, sia essa gommalacca che acrilica.
      Non comprendo il motivo di volerle applicare entrambe, comunque la acrilica aderirà lo stesso, ma la sua durata suppongo sarà molto breve.

  4. alberto dice:

    dopo 10 gg dalla lucidatura con gommalacca se appoggio oggetti rimangono leggermente “appiccicati” eppure con questo caldo…

  5. Elisabetta dice:

    Buongiorno, grazie per i preziosi consigli, aggiungo una richiesta: realizzo oggetti artistici con legni spiaggiati, raccolti cioè in riva al mare, prima di utilizzarli procedo ad abbondante lavaggio in acqua dolce e asciugatura, quindi in vari modi meccanici rimuovo le parti “morbide” del legno fino ad ottenere dei pezzi puliti e solidi. A questo punto ho provato varie finiture: con o senza turapori, con o senza olio di lino crudo e con o senza vernice ad acqua. In molti casi, specialmente con l’olio, il legno scurisce fino a diventare nero totale. Mi sa spiegare questo fenomeno e consigliare come evitarlo? Grazie

    • Artamin dice:

      Buonasera,
      l’annerrimento è il processo di ossidazione causato dall’elevato contenuto salino nel legno.
      Dopo accurata carteggiatura dovrebbe provare ad impregnagnare abbondantemente il legno con acqua ossigenata a 130 volumi e lasciarla per diversi minuti, poi sciacquare con acqua dolce e lasciare asciugare bene prima della finitura.

  6. Antonino Figura dice:

    Buongiormo.
    Innanzitutto complimenti per il sito e per le bellissime creazioni!

    Vorrei preparare una finitura alla gommalacca, ma non ho capito quale gommalacca in scaglie acquistare, dato che ne esiste più di un tipo, ovvero la naturale, la decerata e la rubino?

    Inoltre vorrei sapere se per lo scopo è meglio l’alcool a 94° o quello a 99,9°?

    Grazie.

    • Artamin dice:

      Ciao Antonio, grazie per i tuoi complimenti.
      La gommalacca è sempre naturale, e contiene una parte cerosa al suo interno.
      Quando questa parte cerosa viene estratta e separata, hai la gommalacca decerata, che ha una tonalità molto più chiara rispetto a quella non decerata (che è ambrata).
      A meno che tu non abbia esigenze particolari ti consiglio quella normale, perchè ha una migliore consistenza.
      L’alcool a 94° è consigliabile d’estate perchè evapora un pò più lentamente, ma parliamo di finezze

  7. Clara dice:

    Buonasera complimenti per il sito e per le preziose informazioni. Dopo la lucidatura quanto bisogna aspettare prima che il piano di un tavolo sia completamente asciutto per poterlo utilizzare (con le dovute cautele dati che la gommalacca teme i solventi e il calore)?
    La ringrazio anticipatamente

    • Artamin dice:

      Buonasera,
      dipende da alcuni fattori, ad esempio grado di diluizione e tecnica applicativa, comunque meglio attendere 24ore al tatto, 4-5 gg per il completo consolidamento

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